sabato 27 aprile 2013

Moody's conferma il rating Italiano, per ora ....

Ma l'outlokk è negativo Lo stallo politico può pesare anche sulla fiducia degli investitori, con il rischio di costringere il governo a cercare l'aiuto dell'Europa tramite l'Esm, il fondo salva Stati, e "potenzialmente la Bce". Un'ipotesi, quest'ultima, "complicata" dalle difficoltà politiche perché ogni appoggio esterno "richiederebbe inevitabilmente un impegno credibile del governo a ulteriori riforme".

L'analisi di Moody's dipinge un quadro severo per l'economia italiana, con una recessione più profonda delle attese. L'agenzia di rating rivede infatti al ribasso le stime di crescita del prodotto interno lordo (Pil) 2013 che dovrebbe contrarsi dell'1,8% rispetto all'1% precedentemente stimato. Una previsione peggiore anche a quella del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), che ha stimato per l'Italia un calo del Pil dell'1,5%. La crescita - secondo Moody's - tornerà solo nel 2014, quando il Pil salirà di un modesto 0,2%.

L'outlook negativo riflette "l'elevato rischio che l'Italia possa perdere la fiducia degli investitori e l'accesso ai mercati privati del debito in seguito allo stallo politico e all'incertezza sulla futura direzione politica, così come al rischio contagio" dagli altri paesi della periferia dell'area euro. A complicare il quadro, è anche la debolezza del sistema bancario e il credito "limitato e costoso" per le piccole e medie imprese, "motore di crescita dell'economia italiana".

Moody's, comunque, conferma il rating grazie all'avanzo primario che aumenta le possibilità di un debito sostenibile nonostante le aspettative di una crescita bassa nel medio termine. Ma anche per la "resistenza dell'economia, sostenuta da un relativamente basso indebitamento del settore privato e la probabilità di un appoggio finanziario, se necessario, dall' area euro visti progressi degli ultimi anni in termini di risanamento e l'importanza sistemica dell'Italia per l'area euro".

venerdì 26 aprile 2013

Borsa Italiana del 26 aprile

L'indice principale della borsa Italiana galoppa da una settimana con un performance cumulata che supera il +6% ed una forza relativa notevole. Come accade da molti mesi il rialzo non è legato a dati economici o di profitto in miglioramento ma si lega ad attese politiche.

La spinta settimanale viene dalle speranze connesse alla rielezione di Napolitano come PdR e, sotteso, probabile accordo per un governo di larghe intese e dalla "sensazione" che la BCE nel prossimo meeting mensile annuncia manovre straordinarie di politica monetaria.

Considerando che sia un governo precario in Italia, non basato sul consenso sociale, che eventuale nuova liquidità della BCE  non sono in grado di migliorare rapidamente i dati dell'economia reale ben si comprende come il mercato sia mosso da attese speculative di un generico "miglioramento delle prospettive"; aria fritta buona per il trading orario dei sistemi automatizzati, non certo per investitori a caccia di valore.


giovedì 25 aprile 2013

Incredibile: le azioni entrano nei portafogli delle banche centrali.

L'economia arranca e il panorama politico, quantomeno in Italia, non fornisce certezze e garanzie di rapidità e incisività d'intervento. Eppure, da giorni si assiste a un rialzo dei mercati azionari e ad una distensione dello spread. Come giustificare questo andamento? Come noto, le politiche di sostegno all'economia adottate da tempo da importanti Banche centrali quali la Fed negli Usa, la BoE nel Regno Unito e la nipponica BoJ hanno fornito liquidità ai mercati, creando una situazione di 'scollamento' rispetto alle dinamiche strettamente economiche. Ma ora  sono gli stessi governatori, in cerca di rendimenti per mettere a frutto le riserve di cui dispongono, a puntare sulle azioni.
Da un sondaggio condotto su 60 banchieri centrali, emerge infatti che il 23% ha investito in azioni o pianifica questa tipologia di impiego della liquidità.

Normalmente, i banchieri centrali investono in obbligazioni ad altissimo rating, facilmente liquidabili in caso di necessità. Ma questa montagna di soldi, nel momento in cui i bond rischiano di rendere meno dell'inflazione, perderebbe rapidamente valore se non si rischiasse qualche investimento più redditizio. Ad esempio, a fronte di un'inflazione europea dell'1,7% l'indice redatto da BofA che traccia il rendimento offerto dal debito sovrano indica un livello dell'1,3% circa. Paradossalmente, sono stati proprio i programmi delle Banche centrali a portare i rendimenti dei bond così in basso. Tornando ai 60 governatori del sondaggio, proprio i bassi rendimenti delle obbligazioni hanno convinto la metà di questi ad assumere maggiori rischi. Quattordici di loro hanno già investito in azioni o lo suggeriscono nell'arco del prossimo quinquennio.

Date le masse di denaro che muovono le banche centrali diventa comprensibile in rally prolungato delle azioni che si contrappone ad un'economia reale fiacca o in profonda recessione; si stanno gettando le basi della prossima, devastante, bolla speculativa ?

Spread sui BTP decennati stabile, rendimento al 4%

Poco variato nelle prime battute della seduta del 25 aprile  il differenziale di rendimento tra Btp e Bund a dieci anni, che si attesta a 276 punti base dai 277 del finale di seduta di ieri.
Mercoledì il differenziale si era stretto fino a 265 punti base, minimo dal 14 febbraio.
In lieve discesa il tasso del decennale italiano, che si porta al 3,999% dal 4,011% della chiusura di ieri, e si tiene vicino al minimo da circa due anni e mezzo.

lunedì 22 aprile 2013

Lavorare in Germania: cosa fare e quali documenti sono necessari

I giovani italiani che fanno le valigie dopo la laurea sono sempre di più. Secondo i dati dell’Anagrafe della popolazione italiana residente all’estero nel 2012 sono stati ben 78.941 i cittadini italiani che hanno deciso di trasferirsi all’estero. C’è un dato che spicca, quello degli emigranti della fascia d’età 20-40 anni, aumentati dal 2011 al 2012 del 28,3%.

La metà più ambita è stata la Germania che ha accolto 10.520 italiani. Una scelta importante, frutto di un contesto, quello italiano, che sembra chiudere le porte in faccia tanto ai giovani talenti, quanto a chi desidera un lavoro normale. Gli elevati standard lavorativi, la solidità del welfare, la consistenza degli stipendi e le tasse relativamente contenute costituiscono per i giovani disoccupati italiani un richiamo importante, qualsiasi sia la loro formazione.

Per un italiano che voglia andare in Germania non è necessario un permesso di lavoro, ma è sufficiente adempiere ad alcune incombenze burocratiche:

1) Anmeldung e A.I.R.E. Una volta giunti in Germania occorre recarsi al più vicino Burger Service, il corrispettivo tedesco del nostro ufficio circoscrizionale, e farsi consegnare l’Anmeldung, il certificato che attesta il nuovo domicilio. Chi ha intenzione di restare in Germania a tempo indeterminato  può iscriversi all’A.I.R.E. per comunicare il cambio di residenza ufficiale. Per dimostrare che si abita in Germania occorre portare con sé il contratto d’affitto.

2) Steueridintetifikationsnummer. Una volta regolarizzata la propria posizione, si ottiene il Steueridintetifikationsnummer, equivalente del nostro codice fiscale. Con questi documenti è già possibile essere regolarmente assunti.

3) Previdenza e copertura sanitaria. Dopo avere ottenuto questi documenti il passo successivo prevede di mettersi in regola con la previdenza sociale e con la copertura sanitaria. Occorre recarsi in un ufficio fiscale (Finanzamt) con Anmeldung e Steueridintetifikationsnummer e compilare un modulo la cui compilazione definisce la fascia fiscale in cui occorre essere inseriti. Dopo pochi giorni si riceve, via posta, la tessera per la previdenza sociale e un codice di identificazione per ricevere i contributi tedeschi.

Un percorso tutto sommato semplice in confronto ai labirintici e kafkiani iter di casa nostra. Ma non è soltanto la snellezza della burocrazia tedesca a invogliare a partire. Innanzitutto c’è un’economia sana, capace di premiare i giovani con retribuzioni e contratti coerenti con formazione, titoli di studio e background professionale, secondariamente un trend occupazionale in crescita che nell’ultimo trimestre del 2012 ha fatto registrare 35mila disoccupati in meno.

Last but not least, gli stipendi. Un chimico fresco di laurea assunto in un’azienda tedesca comincia con uno stipendio che arriva a 48mila euro lordi l’anno, stesso discorso per gli ingegneri qualificati che possono arrivare a guadagnare oltre 63mila euro annui. Nel settore dell’Information Technology si passa dai 67mila euro lordi annui di un project manager ai 110mila di un responsabile dello sviluppo.

E le tasse? Fino a ottomila euro è prevista un’esenzione, inoltre, vi sono alcune deduzioni legate ai premi assicurativi, alle donazioni e alle spese sostenute per la formazione professionale e il mantenimento dei coniugi. Il sistema fiscale ha una particolare struttura a tre livelli: accanto alle tasse federali, ci sono quelle regionali e comunali.

Per quanto riguarda le aziende: 1) le imprese che risiedono in Germania pagano le tasse sui redditi prodotti ovunque; 2) le imprese non residenti pagano le tasse solamente per i redditi prodotti in Germania.

L’IVA (che ha attualmente un’aliquota al 19%) si applica su tutte le movimentazioni di merci e servizi, ma vi sono alcuni servizi, per esempio quelli finanziari e sanitari, che ne sono esenti.

mercoledì 10 aprile 2013

Rendimento Bot 12 mesi cala in asta di oltre 35 centesimi

MILANO 10 aprile 2013 (Reuters) - Il Tesoro italiano ha collocato tutti gli 11 miliardi offerti per i due titoli a brevissimo - a tre e 12 mesi - in asta stamane, in occasione della quale è risultato un rendimento sulla scadenza annuale in calo di oltre 35 centesimi rispetto all'asta del mese scorso.
Nel dettaglio, il ministero dell'Economia ha assegnato 8 miliardi di Bot 12 aprile 2014 al rendimento di 0,922%, in calo dall'1,280% dell'asta di metà marzo, portandosi al livello più più basso da gennaio scorso (0,864%). Il rapporto di copertura si è portato a 1,64 dal precedente 1,50.
Il Tesoro ha inoltre collocato tutti i 3 miliardi di Bot trimestrali offerti, a un rendimento dello 0,243% con un rapporto di copertura pari a 1,9.
L'ultima volta che il Tesoro aveva proposto agli investiori la scadenza trimestrale, ovvero lo scorso ottobre, aveva pagato un tasso dello 0,765%, mentre la domanda era risultata 2,79 volte superiore all'importo assegnato.
In scadenza ci sono 8,8 miliardi di titoli a brevissimo.

domenica 7 aprile 2013

mercoledì 3 aprile 2013

Btp Italia o Btp a tasso fisso, quale investimento conviene?

A  breve il ministero del tesoro emetterà in asta una nuova emissione di BTP Italia, i titoli legati all'inflazione che buon successo di pubblico  hanno  riscosso nel 2012, di seguto si analizza la convenienza di questo tipo di titoli di stato ..
Btp Italia o Btp a tasso fisso, quale investimento conviene?

La danza dei mercati

Nonostante un'economia in recessione o stagnante in buona parte dei paesi "sviluppati" ed in rallentamento in quelli "in via di sviluppo", moltissimi listini mondiali sono in fortissima crescita da anni e si trovano sui massimi storici o di periodo. Lo scollamento tra la realtà economia e quella finanziaria è a livelli che non si osservavano da decenni grazie ad un esperimento che le banche centrali hanno messo in atto fornendo liquidità, a costi irrisori e senza garanzie,  illimitata in maniera simultanea alle banche commerciali.
Nelle intenzioni iniziali la liquidità doveva essere indirizzata verso le attività produttive e le famiglie ma l'analisi dei flussi ha evidenziato che invece all'economia reale sono finite briciole, il resto è andato a gonfiare le quotazioni azionarie ed obbligazionarie ed a sostenere gli utili bancari.


I listini azionari Americani, ai massimi storici insieme, ben rappresentano questa situazione patologica e la difficoltà di trovare una via d'uscita.
Nonostante il deficit fiscale ed il debito USA siano fuori controllo la FED acquista titoli del debito a piene mani, mantenendone i tassi bassi e rendendo conveniente acquistare azioni; il problema è che non hanno idea di come uscire da questo circolo viziosio di "droga monetaria" senza far crollare tutto ....

L'Europa, pur mostrando numeri di bilancio migliori, è afflitta dalla recessione e dalla debolezza di alcuni grandi pesi membri e resta a galla solo grazie al sostegno monetario garantito (in palese violazione dei trattati costitutivi) dalla BCE.

Da ultimo si è aggiunto il Giappone, che è arrivato al punto di sostituire il direttore della banca centrale per averne uno che garantisca tutta la liquidità che il governo desidera.

In sostanza i mercati danzano da mesi sull'orlo del burrone evitando di cadere grazie alle melodie suadenti delle banche centrali; è una situazione che fa comodo a molti anche se ai cittadini non porta benefici tangibili pur caricandoli di enormi oneri futuri, ma un numero sempre più alto di gufi ed avvoltoi si aggira nei cieli ed attendono solo il momento in cui la musica si interromperà.


lunedì 1 aprile 2013

Le grandi banche Italiane sono una buona scommessa ?

Posto che la variabile politica, sia in chiave Italiana che Europea, sarà la determinante della direzionalità dei mercati nelle prossime settimane, possiamo tentare di capire se le due princiapali banche Italiane possono essere guardate come un buon investimento per il futuro.
Secondo quanto argomentato nelle sale operative, Intesa Sanpaolo è visto come una quality stock nel settore bancario italiano. Diversi analisti ritengono infatti che il titolo ai prezzi attuali offra il miglior profilo di rischio/rendimento. A scommettere sul titolo sono gli analisti di Banca Akros che invitano ad accumulare in portafoglio Intesa Sanpaolo, pur mantenendo un atteggiamento improntato alla cautela nei confronti del settore bancario che risente ancora del debole contesto economico italiano.
A guardare con interesse ad Intesa Sanpaolo sono anche i colleghi di UBS che oggi hanno diffuso un report nel quale hanno individuato otto banche, sia europee che americane, che vantano una maggiore solidità rispetto alle altre. Tra queste troviamo anche Intesa Sanpaolo per il quale è stata confermata la raccomandazione “buy”, dal momento che il titolo viene scambiato solo 0,4 volte il valore di libro, mentre il Roe è stimato intorno al 4,5% quest’anno, quasi il doppio rispetto al 2,5% del 2012. Da segnalare anche che Intesa Sanpaolo ha un interessante dividend yield, di poco superiore al 4%.
Più cauti invece i giudizi su Unicredit a partire da quello di Kepler che proprio quest’oggi ha confermato la raccomandazione “hold” sul titolo, con un prezzo obiettivo a 4,1 euro.
A puntare sulle azioni dell’istituto di Piazza Cordusio sono i colleghi di Equita SIM che invitano all’acquisto con un prezzo obiettivo rivisto da 5,5 a 5,3 euro. Buone notizie anche da Deutsche Bank che dopo la diffusioe dei risultati 2012 di Unicredit, ha mantenuto invariato il rating “buy” sul titolo, con un fair value a 4,9 euro. La banca tedesca, in riferimento ai conti del quarto trimestre dello scorso anno, ha parlato di una debolezza maggiore del previsto per via di accantonamenti sulle perdite su credit superiore alle aspettative. Gli analisti, anche in ragione di ciò, hanno deciso di rivedere al ribasso le stime di Unicredit riferite all’anno in corso e al prossimo.